Ha dell’incredibile quanto sta succedendo a molti correntisti italiani che sono stati contattati dal proprio istituto di credito perché hanno accumulato troppo denaro sul proprio conto corrente.
Ebbene sì, il problema non è l’insolvenza, bensì l’eccesso di liquidità sui conti, divenuto oneroso a causa dei tassi negativi. Ecco allora che gli istituti di credito, in maniera più o meno discutibile, stanno adottando misure tese a disincentivare l’accumulo di denaro sul conto.
C’è chi incentiva investimenti a bassissimo rischio, c’è chi impone commissioni elevate (anche di oltre 30 Euro al mese) per chi ha sul proprio conto importi superiori a 100 mila euro e c’è chi, come Fineco, che ha comunicato ai propri correntisti la prossima chiusura dei conti con importi oltre 100 mila euro intestati a clienti che non abbiano in corso alcun tipo di investimento o finanziamento.
Una vera e propria assurdità, del tutto arbitraria, di cui non si capisce la logica. Nel momento in cui un cittadino deve aprire un conto corrente la banca provvede a controllare scrupolosamente la solvibilità ed il merito creditizio, ma poi non si fa alcuno scrupolo ad applicare commissioni improponibili o a risolvere il rapporto se quel cittadino accumula troppo denaro?
“Si tratta di una pratica evidentemente scorretta, che segnaleremo all’Antitrust, oltre che alle autorità di vigilanza competenti in materia finanziaria quali Banca d’Italia e Consob.” – afferma Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori. – “All’Antitrust chiederemo inoltre di indagare sull’ipotesi di cartello tra le diverse banche che, seppure con modalità differenti, sembrano tutte contemporaneamente allineate su tali politiche di contrasto all’accumulo di somme sui conti correnti.”
Ai cittadini coinvolti chiediamo di rivolgersi ai nostri sportelli, presenti sull’intero territorio nazionale, per verificare, caso per caso, la legittimità della richiesta pervenuta dalla banca e accertare, in caso di chiusura “forzata” del conto, che non venga pregiudicato il proprio merito creditizio e la disapplicazione di costi di chiusura a carico del correntista obbligato a tale opzione.