Le misure illustrate dal Governo, contenute in una manovra economica che, stando alle premesse, arriverà blindata in Parlamento, ci lasciano scettici sotto diversi punti di vista.
Anzitutto perché non si coglie un indirizzo chiaro di politica economica per il Paese, mentre si finanziano misure contingenti in gran parte a debito, cioè scaricando sul futuro il loro costo, sulla base di previsioni di crescita eccessivamente ottimistiche, soprattutto in ragione della grave situazione internazionale.
La manovra, infatti, assume un aumento del Pil dell’1,2 % nel 2024, mentre tutti gli osservatori indipendenti ne fanno una stima massima allo 0,8%, e questo aumenterà il disavanzo oltre il parametro europeo, con l’effetto di aumentare la spesa per interessi sui titoli di Stato e lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, tornato stabilmente oltre i 200 punti base. Non si tratta solo di numeri, ma della vita delle persone su cui peseranno l’aumento dei prezzi dei generi di largo consumo, l’aumento del costo del denaro, la mancanza di investimenti pubblici e la riduzione dei servizi sociali, limitati da un debito pubblico probabilmente crescente e dalla perdita delle risorse europee.
E poi perché, pur osservando qualche piccolo segnale positivo, sono ancora tante, troppe, le disposizioni che avremmo voluto trovare in manovra, ma delle quali non vi è traccia.
Grandi assenti dalla manovra risultano:
– il taglio delle accise sui carburanti e la sterilizzazione degli oneri di sistema in bolletta;
– la proroga del mercato tutelato, sia per il gas che per l’energia elettrica;
– la definizione di un fondo per contrastare la povertà energetica;
– la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo e strumenti efficaci di controllo dei prezzi;
- misure a favore delle famiglie che non riescono a sostenere le rate dei mutui a tasso variabile.
Federconsumatori ha stilato una pagella dei principali interventi che, anche quando presentino un profilo apprezzabile, risultano tuttavia carenti sicuramente dal punto di vista delle famiglie, del sostegno ai bassi redditi e del contrasto al carovita e al caro-energia che, anche alla luce del conflitto in Medio Oriente, tornerà un tema caldo dell’inverno.
- Taglio del cuneo e riforma fiscale: 5 =
Sul taglio del cuneo fiscale apprezziamo la proroga, anche se, come chiediamo da tempo, riteniamo necessario che tale misura assuma carattere strutturale. Sulla riforma fiscale, inoltre, riteniamo si possa fare molto di più: è necessario ristabilire equità, definendo una progressività della tassazione maggiormente aderente alla realtà e favorevole ai redditi fissi medi e bassi, quelli che maggiormente risentono, in termini di erosione del potere di acquisto e di peggioramento del proprio tenore di vita, le conseguenze della forte spinta inflattiva e quelli che reggono più di chiunque altro il carico delle entrate erariali complessive del Paese, con le imposte dirette e indirette che pagano. Serve, invece, un maggior sostegno alle pensioni, rivalutandole equamente, e alla contrattazione collettiva, attraverso la detassazione degli aumenti e il ripristino del drenaggio fiscale sulle detrazioni, e non bastano le limitate agevolazioni sui fringe benefit.
- Contrasto all’evasione ed elusione fiscale: 3
Su questo punto riteniamo del tutto insufficiente l’azione definita dal Governo: in un Paese in cui l’evasione fiscale ammonta, stando alle più recenti minori stime, a circa 87 miliardi l’anno, il Governo che ha deciso di premiare il lavoro autonomo con una flat tax al 15% del tutto iniqua e con una singolare forma di concordato fiscale preventivo, non trova ora di meglio che prendere di mira i versamenti fiscali presuntivamente omessi da colf e badanti, evidentemente considerandola una tra le categorie maggiormente responsabili del dissesto della finanza pubblica, piuttosto che un ausilio sociale indispensabile per le famiglie. Sorge il dubbio che tale scelta sia stata molto influenzata dal fatto che moltissime persone che svolgono questo mestiere siano cittadini extracomunitari, soprattutto donne.
- Extraprofitti: 4 =
Tante aziende in questi anni critici per i cittadini, che s’impoveriscono sempre più, di giorno in giorno, hanno accumulato profitti spropositati, e stanno continuando a farlo. È quindi giusto come non mai chiamarle a contribuire di più al benessere della collettività e alle misure aggiuntive di sostegno sociale che servono ora ai più bisognosi, tassando maggiormente quei profitti che vanno oltre un certo limite accettabile e che sono stati generati dai consumi collettivi, non solo per le aziende che operano nel settore energetico, ma anche in quello bancario e finanziario, farmaceutico, commerciale o nelle grandi piattaforme online. Non solo occorre trovare una maniera efficace per tassare maggiormente i larghi extraprofitti realizzati dalle imprese nei diversi settori, ma anche per assoggettare a contribuzione le transazioni speculative finanziarie e commerciali, precisandone meglio la fattispecie giuridica, e i grandi patrimoni che ancora si avvalgono di una normativa nazionale elusiva degli obblighi fiscali più unica che rara.
- Assicurazioni: 7 (con riserva)
Bene l’istituzione del fondo nel settore assicurativo per il ramo vita: per la definizione della sua operatività e dei dettagli ci auguriamo siano convocate le Associazioni dei Consumatori, da sempre attive nella tutela degli assicurati di fronte a fallimenti e default.
- Bonus 110%: 4
Se la mancata proroga e la progressiva limitazione della misura erano già previste da tempo, resta a nostro avviso prioritario e urgente risolvere le criticità e sbloccare i crediti incagliati, che rischiano di mandare in rovina molte imprese e famiglie. Ma su questo la manovra tace.
- Sanità: 4
I 3 miliardi annunciati sulla sanità riportano il finanziamento complessivo del SSN a 136 miliardi, ma in realtà continua così a diminuire il rapporto tra PIL nazionale e investimenti nella sanità pubblica, dei quali si programma in quest’anno e nei prossimi la sistematica riduzione, a esclusivo beneficio dei servizi privati e dei ceti più abbienti che possono utilizzarli a pagamento. Va poi specificato che 2,3 dei suddetti 3 miliardi sono destinati al rinnovo dei contratti del personale sanitario e il resto dovrebbe servire a ridurre le liste d’attesa, divenute ormai insopportabili. Ma tali risorse sono insufficienti e c’è il rischio che finiscano unicamente nelle casse degli istituti convenzionati, piuttosto che per potenziare le strutture pubbliche. La pandemia ha rivelato le gravi carenze da affrontare e l’urgenza di investimenti pluriennali molto più consistenti per rendere il SSN adeguato ai bisogni del Paese, che alcune stime quantificano in 20 miliardi aggiuntivi all’anno, che restano un miraggio, malgrado le promesse elettorali e gli impegni solennemente assunti nelle fasi più critiche davanti agli eroici sacrifici degli operatori sanitari. Controversa, poi, la misura che impone ad alcuni cittadini extracomunitari di pagare fino a 2.000 euro per avere accesso al servizio sanitario nazionale: attendiamo di analizzarla in dettaglio per valutarne il contrasto con l’art. 32 della Costituzione, che pone quello alla salute quale diritto fondamentale della persona.
- Residenze universitarie: 5 =
Mentre gli studenti, con l’UDU in prima linea, protestano nelle piazze di tutta Italia, dove piantano le tende per denunciare il loro disagio abitativo e l’impossibilità degli affitti nelle città universitarie, il Governo annuncia un timido passo per aumentare i posti letto. Purché sia solo l’inizio: c’è ancora molto da fare per avere standard soddisfacenti di garanzia del diritto allo studio ai ragazzi nel nostro Paese ed evitare la loro fuga all’estero, dalle residenze universitarie ai servizi urbani, dai libri di testo alle attività culturali, sportive e ricreative, dalle biblioteche all’assistenza sanitaria, dai trasporti alle tasse scolastiche.